strandogli la faccia. — Perfettamente. Il maestro,
felice, entra dalla contessa dove trova il generale
e le altre signore. Poi suonano, uno dopo l’altro,
tre dei giovinotti eleganti e ciascuno vuole acqua
salvietta e anche sapone. Il domestico si trattiene
a grande stento dal ridere e non sa più dove
battere il capo. Gli mancano salviette, deve chiederne
alla guardarobiera, corre da lei; la guardarobiera si arrabbia; intanto suonano all’uscio e nessuno apre; suona anche la contessa perchè vadano
ad aprire, torna a suonare e nessuno si
muove; esce lei e chiama la sua gente. Allora il
quarto giovinetto che aspettava fuori dall’uscio
con l’idea egli pure d’avere uno sgorbio sul viso,
udendo la voce della dama, e, temendo incontrarla
nell’anticamera, si bagna il fazzoletto nella saliva
e assicuratosi che nessuno gli vede fare questa
porcheria, si frega la guancia sinistra a più potere,
come gli altri. Finalmente tutti gl’invitati si
raccolgono in sala e la contessa, che intanto ha
potuto saper qualche cosa dal domestico, dice sorridendo:
— Cos’avete fatto, caro generale, a quella
guancia che siete così rosso? — Subito gli altri