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ferma e salda; e, sul fienile, un altro suo simile accorso al rumore l’aveva abbrancata anche lui e aiutava pure con la voce: «El vegna, sior! noi gai paura, sior! La xe franca, sior!» Neppur io, che odio la ginnastica e l’alpinismo, ci avevo tutti i gusti a quell’ascensione aerea; ma insomma un certo sentimento del dovere misto a una certa curiosità, a una certa voglia di raccontar poi l’avventura, mi vinse. Salii con grande prudenza e, quando fui al sicuro, persuasi X. di salirvi anche lui. Lassù bisognava poi guardar bene dove si mettevano i piedi, per non sprofondare. Trovammo un giaciglio miserabile, sucido, e distesovi sopra un vecchio calvo, smunto, dalla faccia ossuta e gialla, con un occhio chiuso e l’altro semispento. Respirava con stento, ma non pareva però agonizzante. Aveva due uomini accanto, uno a sinistra e l'altro a destra; due faccie rase, magre, astute. Uno teneva in mano una frasca e cacciava le mosche dal viso del moribondo, l’altro gli andava ficcando nella bocca sdentata pezzetti di pane secco e pezzetti di formaggio. — Magnè, pare — diceva — magnè, pare.» Più discosto, seduta