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e il contadino imperterrito ci descriveva la malattia del padre, un tal Matteo Cucco, detto l’Orbo da Rettorgole, perchè aveva un occhio solo «El ghe vede pi elo, sior, con quell’ocio solo — disse l’afflitto e rispettoso figlio — co no fa nualtri tre con sìe.» Non molto fuori della città lasciammo la strada maestra e ci cacciammo in un pantano secco di stradicciuola affondata nei campi, dove il biroccino saltava peggio che mai. Per fortuna si arrivò presto alla meta, una misera casaccia piantata nel fango dove son le abitazioni del maiale e della gente, in una mota puzzolenta; appoggiata dall’altra parte a un gran fienile, a un portico arioso e asciutto. X. e io stavamo per entrare in cucina, ma il nostro conduttore ci avvertì che l’ammalato non era in casa. Il caldo e il puzzo erano tali nella sua camera che avevan dovuto portarlo sul fienile. Sul fienile, adesso, bisognava salirci dal portico con una scala a piuoli. X. andò sulle furie. Tempestava che mai non gli era toccato un caso simile, che mai non avrebbe salita quella scala. Voleva tornar subito in città. Intanto il contadino teneva la scala ripetendo ch’era ben