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Il testamento dell’orbo da Rettorgole
La storia che segue mi fu raccontata dal mio amico M.
«Nel 1872 — mi diss’egli — ero praticante presso il notaio X. di Vicenza. Una mattina di agosto, verso le dieci capitò nello studio un contadino di Rettorgole e pregò il notaio di andar con lui a raccogliere le ultime disposizioni di suo padre, che stava, secondo si espresse «mal da morte.» Il notaio volle che io lo accompagnassi e partimmo ammucchiati tutti e tre in un misero biroccino senza cuscini, saltando, al trotto sgangherato d’una vecchia rozza, sopra un sedile molto amaro per due notai magri e avvezzi a due poltrone eccellenti. X. aveva il muso lungo e brontolava maledizioni ad ogni scossa, io fremevo pure,