Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 167 —
cicata gli dava fastidio. Prese il flore, ne trasse il bocciuolo interno e gettò il resto sulle brage del caminetto. Poi, ripensando al colloquio recente, quel fastidio gli si mescolò, nella memoria, alla figura e alla voce del generale, ne rese ancora più sgradite le parole severe e meno gradite le affettuose; tanto che sentendo crepitar la rosa sulla brage, odorandone la lieve fragranza resinosa diffusa in aria e vedendovi balenare sul nero le ultime faville, ripensò di proposito a quel caso e gli venne il sospetto che vi fosse stata intenzione. Lo cacciò subito, era un sospetto troppo ignobile; ma gliene rimase questa spiacevole idea che la sbadataggine del generale fosse stata offensiva. E in pari tempo, questo intenso desiderio sorse nel suo cuore: oh se fosse venuta lei invece di mandar la rosa, se entrasse adesso, se l’avessi qui, almeno fino a giorno, prima di pensare alla politica!
Si strinse poi sulle labbra un foglietto, la lettera venuta col fiore; sulle labbra, sul cuore, sulla fronte, come per illuminarsi la mente con l’amore; poi sulle labbra ancora, più forte di prima. Il sottile profumo della carta, l’odor di mughetto caro