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— Mi è bastato meno — rispose il generale con un sorriso — il filo di seta non c’è più come non c’è più il fiore.

Il Re si avvicinò alla scrivania, vide due filuzzi di musco e una lieve macchia umida sul cuoio dell’impiallacciatura.

— Non l’ho nascosto — replicò vivamente — entrando l’avrebbe anche potuto vedere.

Infatti, non proprio nell’entrare ma poco dopo, girando la stanza con gli occhi, il generale aveva scoperto sopra una mensola, di fianco a un grande stipo, il lagrimatoio d’alabastro di Volterra che aveva questo fiore misterioso.

— Ecco — disse il Re, andando a pigliare il vasetto antico.

Era un’opulenta, magnifica rosa, allentata e come languente nei petali più esterni e chiari, appena socchiusa nel denso cuore con una voluttuosa espressione d’invito.

— La conosco — disse Heribrand, odorando il flore. — Amo anch’io le rose. È la France. Magnifica! Meglio allearsi a questa Francia qui che all’altra. L’altra ha troppe spine.