Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 143 —
Il tenente stette un quarto d’ora ad aspettare la carrettella sulla porta dell’osteria. Dopo un altro quarto d’ora di viaggio per la nuda e gelida campagna, non vedendo nè case, nè chiese, interrogò il vetturino e dovette, suo malgrado, persuadersi che il perfido Mefistofele lo aveva spedito a Vicenza. Furibondo, ordinò di fermare. Passava una frotta di ragazzi cantando in onore della stria. Uno di loro si accostò alla carrettella e gridò sul naso del viaggiatore:
De Pasqua un bell’agnèlo, |
«Va all'inferno!» rispose il tenente. Voleva ritornare in dietro, castigare quel birbante, ma poi riflettendo, capì che sarebbe stato uno sproposito e ordinò rabbiosamente di proseguire.
«Mefistofele» che si era accontentato di veder la carretta uscir dal villaggio e prendere la via di Vicenza, andò poi a casa più frettolosamente