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«El xe sior, ciò, galantomo, belo e turco».

«Jeh, jeh, jeh!» fece il sior Toni «Gesù mi poreto, el xe turco!»

E vuotò un gran bicchier di vino. Poi ripigliò:

«Xelo so amigo, elo, maestro?»

«Un pocheto».

«Xelo turco anca elo?»

«Un pocheto, ciò».

«Jeh! Gala imparà in Turchia a suonar l'organo? Gesù mi poreto!»

Qui il sior Toni fece portare un altro mezzo litro onde venir a capo delle ragioni per le quali il conte Dalla Costa non voleva dar la figlia al tenente. Il suo compagno incominciò a dirgli che quanto al turco aveva scherzato e che Paribelli era un ottimo cristiano. Soggiunse poi che il conte aveva una debolezza, una malattia nervosa per cui non poteva veder piume sui cappelli della gente. Era una vera disgrazia per la famiglia Dalla Costa e per la contessina non men che per il regio corpo dei bersaglieri.

«Fiol de to mare d’un mestro» pensò il sior Toni, «goi po tanto un muso da macao?» E disse forte: