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commissioni. No, il maestro non ne aveva avuto il tempo. La Nana introdusse tosto un altro discorso, gli chiese di alquante amiche, specialmente di una tale che in addietro le aveva dato qualche ombra.

«Tanto cara, non è vero, maestro? Tanto simpatica!»

«No, non la posso soffrire!»

«Suona così bene!»

«Pasticcia!»

«Ohe, ohe!» fece la siora Gegia. «El scusa, ma no me piase sto tajar zo de le so scolare».

L’amico che, abituandosi alla situazione, diventava sempre più brillante e si figurava conquistar casa Ferretti a questo modo, rispose contraffacendo audacemente il dialetto veneto e quasi anche il tono di voce della vecchia signora: «Mi no tajo, mi no tajo». La Nana, spaventata, si affrettò a dire che la nonna aveva avuto la sua «stria» e che adesso bisognava farla al parroco, mandargli l’organista. Propose quindi che il sior Toni accompagnasse il maestro in canonica dove potrebbe anche passare la notte. La siora Gegia aveva fatto