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A te, o cara, amor talora
Me guidò furtivo, ardente.
«Questo lo so benone!» esclamò il tenente e attaccò di slancio il motivo dolcissimo, un vero zucchero sulle sue fragole.
Improvvisò un pot-pourri di Puritani, di Rigoletto, di Pirata, di musica per tutti i gusti, facendo il diavolo a quattro sul piano. Il sior Toni e la siora Nina erano conquisi, ascoltavano a bocca aperta. La vecchia cameriera, ancora in piedi presso l’uscio con il vassoio in mano, andava ripetendo sotto voce «Gesusmaria! Gesusmaria! Madre santa che bravo!» e anche qualche volta «Vergine che belo!» Infatti il tenente Paribelli cui gli amici lombardi chiamavano Parì bell e minga vess, non era una bellezza, però aveva una fisonomia vivacissima, una selva nera di capelli ricciuti e un elegante paio di baffetti castani che avevano molta parte nei suoi successi. Chi proprio non pareva entusiasta di lui era la siora Gegia. Finito il pezzo, ella gli domandò se prima di partire per Vicenza si fosse recato a casa Della Costa per prendere