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Egli non guardava le cose tanto per la sottile e rispose con la più ardita spensieratezza a mille altre domande sulla sua famiglia, sulla sua patria, sulla sua vita, sugli scolari, sulle scolare, mentre la Nana fremeva e palpitava come un uccellino nella rete. Finalmente la vecchia cameriera portò il caffè e i pandoli al tenente, che, pensando essersi ben guadagnata quella magra cena, divorò mezza dozzina di pandoli senza notare negli occhi della siora Gegia certe ombre di cattivo augurio.
«El ne sona qualcossa» diss’ella.
Il tenente si alzò e propose un pezzo a quattro mani con la contessina; ne aveva seco tre o quattro suonati già con lei in società, quando non si amavano ancora.
«No» rispose la siora Gegìa con voce blanda, ma ferma. «Sentimolo lu solo per sta sera.»
Il tenente obbedì e si mise al piano.
Il sior Toni domandò timidamente un poco di Pirata; invece la siora Nina, moderando alquanto le sue aspirazioni, mise fuori con un fil di voce la speranza di udire Il sol dell’anima del Rigoletto, oppure Ah forse è lui della Traviata, oppure il quartetto dei Puritani: