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poesia dei canti, dei suoni che si udivano di qua
e di là per la campagna, capì solamente quando la
cauta nipote le spiegò la stria che aveva preparato
e accennò, esagerandola, alla tacita complicità
della nonna. Allora la siora Nina, dimenticando
le stelle, la neve e la poesia dei canti villerecci
e la presenza del fattore, si affrettò a informarsi
del maestro, seppe che era giovane e bellino, ma
che (pur troppo, cara zietta!) il signor Barùgola
aveva moglie e cinque figliuoli.
«Jeh! >, fece lo scapolo sior Toni.
Intanto si camminava, si camminava e non si incontravan calessi. S’incontrò invece una frotta di gente che cantava:
Mandiamo il crudo gelo
Lontan dai nostri cuori,
Cantiamo coi pastori....
. . . . . . . . .
Qui si interruppero perchè il sior Toni domandò loro, poco ragionevolmente, se avessero veduto un calesse. Uno rispose cantando: «No, gnente, gnente, gnente» e gli altri ripresero la via e il canto:
Verranno in compagnia
Tre Magi dall’Oriente,