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calori per un tenente leggero di testa e di borsa, che suonava bene i walzer e li ballava meglio, l’aveva opportunamente spedita a passar Natale, Capo d'Anno, Epifania e forse anche Purificazione al fresco con la nonna, la zia, un vecchio fattore, e una vecchia cameriera ch’era stata la sua balia.

La contessina Nana, aveva, sì, un cervellino e due occhi di fuoco, ma nelle sale dello Zelotti ci gelava, poverina, come una gazzella d’Africa. Si rincantucciava, quando poteva, nel «mezzà» 1 del sior Toni, il fattore, dove almeno c’era un caminetto, un tavolato d’abete, e l’umile calore devoto del buon vecchio sior Toni; del quale sior Toni, fra parentesi, pochi sapevano il cognome e io non lo so. In casa, in paese e anche a Thiene tutti lo chiamavano el sior Toni e niente altro. So che era veneto ma non vicentino, perchè diceva fado, stado, andado e altri anche più detestabili solecismi.

Nel pomeriggio del quattro gennaio la contessina

era lì nel «mezzà» ritta dietro i vetri dell’unica

  1. (1) Scrittoio.