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Snìchele (declamando):
Tale tuum Carmen nobìs, divine poëta,
Quale sopor fessis in gramine, quale per aestum
Dulcis aquae saliente sitim restinguere rivo.
X. (meravigliato sorridendo) — Grazie, grazie.
Snìchele (coprendosi) — Non guardi all’abito sdruscito, signore. Ho studiato qualche cosa anch’io. Boni convenimus ambo. Sapevo dal Commendator B. che Lei doveva venire oggi e avevo un desiderio immenso di conoscerla. B. ed io siamo amici, siamo stati a scuola insieme.
(X gli fa segno di sedere. Snìchele prende una seggiola e gli siede in faccia). Grazie. Conosco tutte le Sue opere. Grandi, veramente grandi.
(Smorfie di X.) Me lo lasci dire; e poi Lei lo sa. Anche il romanzo, ma specialmente le poesie. A voltar le Sue poesie in latino vien fuori Virgilio, come a voltar in latino quelle del professor Zanella vien fuori Tibullo; te quoque Virgilio comitem, sicuro.
Di Lei, anzi, ho tradotto in latino quelle strofe: