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recato, dissi qualche cosa per incolpar me e scagionar suo padre; ma dovetti tacere perchè al suono della mia voce ella si dibatteva gemendo.

Dio, che fare? Allontanarmi da lei, anzi tutto, come in fatto mi allontanai. A un tratto odo la signora Molesin che chiama: — Lisa! Lisa! — La ragazza si voltò di schianto, stravolta, ascoltando con gli occhi. Erano rossi ma senza lagrime.

— Lisa! Lisa! — chiamò ancora sua madre discendendo le scale. Lisa stette un momento immobile; quindi con la subitanea rapidità del fulmine, si strappò dal seno il piccolo orologio d’argento, lo sbattè a terra, lo raccolse insieme ai frantumi di vetro.

Allora solo s’incamminò lenta con questa misera cosa rotta nel cavo delle mani, mi passò davanti come un’ombra, salì le scale incontro a sua madre, singhiozzando amaramente.