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in tribunale sono stato e so con chi ho da fare, so che avvocato è, so in che affari ficca il naso Lei! Egli parve annientato; non seppe che balbettar qualche parola incomprensibile. Intanto l’uscio dello studio, che si apriva all’infuori, a fianco della scrivania, fu spalancato bruscamente ma senza rumore. Molesin non se ne accorse, non potè vedere sua figlia, ferma con la maniglia in pugno, con gli occhi fissi in lui che balbettava, livida come una morta, come suo padre. Vide bensì il movimento ch’io feci, gli occhi miei volti all’uscio e guardò egli pure.

Non seppe ricomporsi del tutto; sorrise però e disse:

— Avanti, cara: cosa vuoi? E finito. — Scusi, no! — interruppi. — La ragazza lasciò andar l’uscio che, piano piano, si chiuse.

— Non è finito, — ripresi a bassa voce. — Lei....

— La mia creatura! — fremette Molesin, alzando le braccia. — La mia creatura!

Avrei scommesso ch’era uomo da venderla, la sua creatura; ma non v’era bisogno di mimica per farmi rispettare in essa un sentimento sacro,