Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
- 3 -
Rimasi un po’ male e mi parve di diventar rosso.
Coloro non fecero più attenzione a me, si misero
a mangiare e a discorrere allegramente. Io che
duro una gran fatica, di solito, a intendere chi parla
inglese, fui meravigliato della chiarezza con la
quale parlava quella gente, specialmente la signorina
che aveva detto: A fisher. Questa era bellina
assai, snella, piuttosto alta; aveva capelli bruni e
begli occhi azzurri chiari. Non so più dire come
fosse vestita; so che aveva un mazzolino di ciclami
alla cintura, che i suoi piedi parevano piuttosto
grandi e che la mano invece era squisita.
Io avevo allora un cuore assai tenero, e la mia immaginazione era sempre pronta a vedere anime appassionate, tesori d’amore in tutti i begli occhi che si fossero incontrati tre o quattro volte con i miei. Veramente gli occhi della signorina mi avevano guardato una volta sola e quasi con disprezzo: ma appunto il suo supposto disprezzo mi infiammava l'immaginazione. Quand’ero ragazzo mi piaceva d’immaginare avventure amorose le più strane e inverosimili. Le donne delle mie avventure erano sempre belle e altere. Io ero un principe incognito.