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Dioeccia Triandria.
Fio. In Aple. Albero. Nei boschi specialmente sull’Isonzo.
La scorza di questo, come pure del Salcio mandorlo, del S.caprino, del S. gentile, del S. giallo o di altri di sapor amaro astringente, roboante, stomatica, si loda come succedanea della china nelle intermittenti. La dose in polvere è di gr. xx a dram. j-ij. Della scorza secca dr. j si fa bollire in lib. j ss alla colatura di lib. j.
Oss. Vari altri salici abbiamo in paese, di cui sono noti gli usi sia per sostegno delle viti, come per cerchi, per legare, per ceste ed altro.
CCIII. Moro. Dioico, o Monoico. F. M. e Fem. In amenti distinti, ovati, densamente spigati, sessili. Ciascuno con perigonio quadrilobato, lobi concavi. Maschi. Stami alterni colle lacinie del perigonio, filamenti lunghi, prima dell’inflorescenza incurvi. Fem. Germe I superiore o libero, stili 2. Stimmi 2. Semi 1-2. coperti dal perigonio persistente, poliposo.
264. M. bianco. Foglie profondamente cordate alla base, ineguali, ovate o lobate, inegualmente dentate a sega (lucenti) piuttosto liscie.
Morus alba. It. Gelso. Ver. Morar de mora bianca, M. de mora rossa.
Fiori giallicci, Ag.to, Mag. Albero originario della China, e della Persia, ora spontaneo nelle siepi, negli sterpi, e ne ho veduti crescere sino sui muri, e nei cavi degli alberi vecchi p. e. in un pioppo dai semi stati portati forse dagli uccelli.
Si coltiva per mantenere i cavalieri, e dicesi ciò che si vuole, questo è il loro nutrimento naturale e più sicuro sino ad oggi. Lunghe esperienze ci faranno conoscere i veri vantaggi di quello delle Filippine. Le varietà del bianco sonosi