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e per stabilire se una creatura va collocata ancora nel meriggio piuttosto che nell’autunno della vita, s’interroga il suo viso anzichè chiedere i suoi anni.

Una donna di cinquant’anni è positivamente vecchia rispetto alla durata media della vita, eppure s’incontrano ogni giorno delle quinquagenarie che sono ancora non soltanto piacenti ma amate e desiderate con ardore di passione. E se essere giovani significa essere desiderabili — e questo appunto significa — chi vorrà negare che codeste quinquagenarie trionfatrici del tempo siano ancora lontane dal definitivo tramonto?

Anche Jean Finot constatava in uno degli ultimi numeri della Revue, questo prolungamento della giovinezza della donna e il conseguente protratto limite dell’età d’amare. Cercare la genesi di questo fatto sarebbe certamente interessante. Noi ci limitiamo a constatarlo e a considerarlo, rispetto alla donna, la rivendicazione di un criterio di giustizia.

Tutte le discussioni intorno all’età d’amare ci sono sempre sembrate almeno superflue. Per questo, che il limite oltre il quale il diritto al completo amore decade, è stato fissato provvidamente dalla natura.