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mo di ogni sistema femminile ha tanto minor ragione di esistere in quanto che la età nostra ha protratto di molto, per la donna, il termine della età di amare.
Una volta, quando la fanciulla andava sposa appena uscita dalla adolescenza ed era madre a sedici anni e nonna a trentaquattro, dopo un seguito ininterrotto di gravidanze e di allattamenti, era diffìcile trovare una donna di quarant’anni che conservasse ancora un fascino di giovinezza e ancora potesse essere la eroina di un romanzo d’amore.
Difficile nella vita, impossibile nella letteratura. Le vedove di Scribe hanno tutte venticinque anni, le innamorate dei romantici anche meno, e parve una rivoluzione l’audacia di Balzac che metteva di moda la donna di trent’anni, inverosomiglianza quella del Bourget che iniziava l’autunno della donna dalla quarantina e a questo autunno dava ancora fascini e seduzioni sovente non meno profonde di quelle suggerite da una giovinezza trionfatrice.
Oggi, di questi protratti limiti concessi alla giovinezza della donna, nessuno si meraviglia più. Tutti sanno che la cifra di un’età è assai spesso in contraddizione colla realtà delle cose