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ineluttabile: il declinare della potenza passionale, lo spegnersi della fiamma, il cadere dell’esaltazione, complicato colla circostanza dolorosissima che l’ora della fine non suona quasi mai contemporaneamente per entrambi i cuori. Avvenisse così, l’amore troverebbe il suo naturale scioglimento: purtroppo, invece, la parabola è compiuta nell’uno prima che nell’altro sia esaurita la fiamma, e allora l’accordo si muta in dissidio, il dissidio in dolore, talvolta in catastrofe, se il cuore negletto non sa rassegnarsi alla fatalità inevitabile e cerca nella ribellione, nello sfogo dell’ira implacabile un tristissimo compenso alla impossibilità di far rivivere l’amore morto. Eppure, nessuna tragedia è più ingiustificata di quella suggerita da una vendetta d’amore perchè nessuno è responsabile della fine di un sentimento. Fatalmente, ineluttabilmente, come è nato, l’amore muore; senza una colpa in chi lo sente morire e nulla può fare per mantenerlo in vita, senza una ragione al suo morire, non vi sono ragioni perchè la fiamma s’accenda, non ve ne sono perchè si spenga: ma certo che tanto più forti sono gli elementi fondamentali della passione — la curiosità, il desiderio, la febbre del possesso, la sete della conquista, l’esaltazione della