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Chi non l’accetta, ammette però di discuterla, facendo così una prima concessione già lesiva dell’antico concetto intransigente dell’indissolubilità. Quando Naquet — lo stesso che oggi, con magnifico esempio di logica, accettando tutte le conseguenze della sua premessa, cammina verso la libera unione — nel 1876, presentava al parlamento francese il suo progetto di riforma matrimoniale, chiuso tutto in questo solo articolo di legge: «Il matrimonio si scioglie colla morte o col divorzio» — suscitava anche oltre la Camera un tumulto d’impressioni che nelle anime timorate o timide andavano fino allo sgomento. L’attentato alla istituzione millenaria, che soltanto la raffica della Rivoluzione aveva osato investire e travolgere, sembrava un attentato allo stesso ordinamento sociale che del matrimonio indissolubile aveva fatto il suo cardine. Pareva rinnovarsi l’audacia di Saint-Just nella proclamazione del suo unico articolo semplificatore: «Coloro che si amano sono sposi». Oggi, non solo nè dell’una proclamazione nè dell’altra nessuno stupirebbe più, ma molto cammino abbiamo fatto dal Naquet della prima maniera e il cammino percorso ci riporta... a Saint-Just.

L’istituzione matrimoniale si avvia verso