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resta, sulla miseria dei piccoli creati e abbandonati, per vivere soltanto la vita delle proprie labbra e del proprio palpito. Questa follia suprema che è una così grande sventura, si verifica talvolta per qualche infelicissima; osar mutare codesta infelicissima in una eroina e far assurgere codesta sventura ad affermazione di diritto — neppure come eccezione, ma come norma, è tale aberrazione da diventare incomprensibile. Esistono le travolte dalla catastrofe, sì; vada ad esse tutta l'indulgenza di chi ha avuto un destino migliore, di chi ha ricevuto in dono maggior forza e un equilibrio più perfetto — ma non assurgano, le travolte, a segnacolo di rivendicazioni pazzesche e delittuose.
Perchè non viene dalle femministe più autorevoli la reazione contro codeste deviazioni di tutto quanto è senso di rettitudine e di onestà? Perchè non entra nel compito nuovo la parte bella e degna di esortatrici e di consigliere? Chi ha vissuto e sa, insegni l’arte di superare le tempeste; dica l'inanità di tante follie, l'amaro che è in fondo a tutti i calici, la dolcezza triste eppur profonda della rinunzia, la dignità e la pace soave di un tramonto sereno; dissipi il miraggio che troppi poveri