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donna debbono infrangersi contro le mani fragili e onnipotenti d'un figlio.
Bisogna scegliere fra la maternità e il sogno d'indipendenza personale e di affermazione della propria personalità; fra la maternità e la felicità, se questa chiama con un miraggio lucente lontano dalle vie battute. Quando la conciliazione fra il diritto e il dovere non è possibile, bisogna scegliere ed è delitto sacrificare il figlio alla donna. La donna finisce là dove la madre incomincia: ella può aver sognato una felicità che la realtà non le ha dato, un palpito che nella vita non ha trovato, una dolcezza che è rimasta nostalgia e malinconia, che non sarà mai bene raggiunto — se per tutte le promesse mentite il destino le ha dato un figlio, ella ha il dovere di chiudere gli occhi sul sogno, di fare la grande rinunzia a tutto quello che potrebbe allontanarla dall'impegno assunto gettando nel mondo la piccola vita che non aveva chiesto di venirci e che vi è entrata armata di tutti i diritti formidabili annessi alla sua cara debolezza.
Tutto si può discutere ma non il dovere della madre verso un figlio: — a tutto ci si può sottrarre ma non alla responsabilità enorme verso una esistenza determinata da un atto della nostra volontà.