dice a una donna assolutamente. È quello che esige le corse in questura, i sopraluoghi nei bassifondi della malavita in tutte le ore del giorno e della notte, la visione quotidiana di tutte le tragedie della passione e del vizio, il contatto continuo con tutte le miserie, con tutte le vergogne, con tutti i pericoli. Ma c’è una forma di trafiletti, una specie d’articolo che una penna femminile, per quanto sia abile e lucida e temprata a brillante e forte, non può tracciare: è L'articolo polemico, è il trafiletti violento come una scudisciata, ardito con una provocazione, pronto a mutarsi domani in un colpo di spada o a finire in una vertenza giudiziaria. Ma c’è una grande condizione di inferiorità rispetto ai suoi colleghi tutti, dal primo all’ultimo, in codesta figurina simpaticamente ardita e curiosamente ambigua che è la donna giornalista: è la sua incapacità ad assumere una qualsiasi responsabilità materiale sì cavalleresca che giuridica per quello che scrive, è quella specie di corazza di impunità che il suo sesso le crea intorno e che senza garantirla dall’ingiuria, dalla calunnia, dall'insinuazione, dal sorriso che è compatimento e scherno, diminuisce l’efficacia della sua parola, il valore del suo giudizio, la portata della sua