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Bisogna però convenire che la colpa non è della donna. Centinaia di donne colte e intelligenti, mirabilmente dotate per codesta carriera che attira come un miraggio e affascina come una sirena, vi entrerebbero con entusiasmo e vi starebbero assai degnamente. Ma c’è la concorrenza maschile che è enorme, ma c’è la diffidenza dei direttori e degli amministratori di giornale che non vogliono saperne d’avere delle donne fra i piedi. Un solo grandissimo direttore ho conosciuto che faceva eccezione alla regola: Gandolin. Le due più grandi giornaliste italiane, Matilde Serao e Olga Ossani (Febea), furono allieve sue. Egli soleva dire che una donna può essere un elemento prezioso in un giornale e che le doti essenziali di un giornalista: rapidità d’intuizione, efficacia di comunicativa, vivacità di impressione, facilità di scrivere, sono qualità naturali della donna.
— Mancano la misura e la logica — egli soggiungeva — ma la logica non è indispensabile per fare il giornale e la misura s’acquista colla pratica.
Avrebbe potuto soggiungere che la misura e la logica non sono qualità facili a riscontrarsi nemmeno in tutti i giornalisti maschi e