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Tutto questo è possibile, si, tutto questo è comune anche, troppo comune persino, per essere ancora consigliabile.

Infinitamente preferibile alla miseria di tutte queste povere carriere pulite, di queste piccole professioni decenti che significano la povertà e la mediocrità sicure, l’impossibilità di avanzare mai, di risparmiare mai, di conquistare per gli anni della vecchiaia un riposo indipendente e sicuro, mi pare il coraggio di abbracciare un mestiere.

Una sarta mediocre guadagna più di una brava insegnante; una modista di gusto fa assai più quattrini di una professionista; una lavorante in biancheria che riesca a mettersi un piccolo negozio elegante e fortunato accumula i risparmi che una impiegata sognerebbe invano.

Tutte le donne lo sanno, lo sanno tutte le mamme che pur ricusano, per uno stolto pregiudizio, per una malintesa vanità, di fare delle loro figliuole una modista, una sarta, una cucitrice di bianco. La piccola borghesia ha raccolto, per miseria sua, l'eredità del preconcetto che l'ago e le forbici appartengono all'operaia esclusivamente, e, chiusa in questa errata convinzione, si ostina a fare delle sue figliuole