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orizzonte nuovo alla fantasia della fanciulla, suscita un nuovo palpito nel suo ingenuo cuore.
Qualcuno sè infatti soffermato a guardarla: parecchi, anzi, l'hanno guardata, ma nessuno era il principe della favola e nessuno ha realizzato le speranze della vergine.
Adesso, i vent’anni sono lontani: la sorellina che era in collegio è uscita anch'essa e s’è messa sulla breccia accanto alla sorella maggiore: sono due, adesso, i gigli che attendono: il più giovane è meno bello dell'altro, ma ha la freschezza ingenua che seduce di più; l'altro, velato di tristezza altera, comincia a sentirsi stanco della lunga, inutile attesa, stanco e amaro e melanconico.
Ora, le primavere sono ventotto; la bimba che non è più bimba, si sente avvilita e sconfortata: anche la sua bellezza scolorisce e muore nella troppo triste attesa. Da un pezzo, ormai, ella non sogna più il signorone: si accontenterebbe, adesso, di un matrimonio molto modesto: forse unirebbe rassegnata il suo inutile meriggio con un tramonto onesto rinunziando a tutti i sogni nella necessità di crearsi ormai uno stato.... E se neppure codesto melanconico compagno d inverno giungesse?
La prospettiva è tristissima. Domani ella