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masto intatto laggiù, come allora. Il refettorio è ancora quello, nudo, freddo, spoglio, sormontato da una volta bassa e massiccia che gli dà uno strano aspetto di speco. Ancora quello il coro nella piccola chiesuola, dove fluttua un odore strano, indefinibile, saturo della malinconia di secoli caduti nel buio e suggestivo di visioni di fantasmi: quelli ancora gli stalli che portano tuttora tracciato il nome delle primissime sorelle mistiche di San Francesco. Sette secoli! E tutto è ancora, laggiù, come allora! Il tempo si è arrestato sulla soglia inviolabile del mistico rifugio, che nulla ha saputo mai di volgersi d’eventi e di succedersi di generazioni.

Nella navata maggiore della Chiesa, venerato come una reliquia, si conserva un magnifico Cristo, scolpito e annerito, dall'espressione intensa. Dietro una griglietta dorata, altre reliquie che sembrano materiate d’anima: l'ostensorio col quale Chiara d’Assisi andò incontro ai Saraceni che assediavano la città; un’ampolla del sangue di S. Francesco raccolto da Santa Chiara da una ferita del Santo, il suo breviario manoscritto, la campana che chiamava le prime Clarisse alla preghiera.