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bre, si profila sulle pareti dei corridoi miìlenari che ogni notte, da secoli, vedono la stessa processione pia apparire, sparire silenziosa da un arcata, sotto un arcata, con un mormorio sommesso di preghiera, con uno strascicar lieve di sandali, per raccogliersi giti, nel piccolo coro sotterraneo della Chiesa, dietro l’urna dorata che racchiude la salma di Santa Chiara, e udire ancora, in un raccoglimento d’estasi, la sua voce, e ancora narrarle, in un trasporto di assoluta fede consolatrice, tutte le malinconie dell’esilio.

Di questa visione da messale antico alluminato che i rintocchi del mattutino rievocano, che la fantasia contempla e accompagna, nulla traspare al di fuori. Le mura del convento addossato, alla Chiesa, costrutto sul bastione della fortezza antica, sulla terrazza dominante la valle, custodiscono geloso e inviolato il segreto della vita mistica.

Se non fosse la voce della piccola campana rivelatrice, nulla parlerebbe di vita nella massa oscura delle mura claustrali rivelata dalle stelle sullo sfondo cupo della notte. Infinite finestrette tagliano quelle mura e non una è illuminata, non una è schiusa, non una concede, neppure alle stesse, la violazione della clausura severissima.