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sua immagine veglia, sulle strade dov’Egli passò predicando e benedicendo seguito dalla turba attonita che gli forniva i proseliti, sulle case annerite dal tempo che si apersero un giorno dinanzi a Lui. Ed è da questo spirito che la suggestione viene: a poco a poco, passeggiando per queste stradine tortuose dove l'erba cresce fra i sassi e qualche fontana canta nel silenzio, pregando nell'ombra mistica della Basilica che custodisce la spoglia del Santo sotto le volte istoriate dal Cimabue e da Giotto, andando lungo il porticato esteriore del Convento dove un tempo riparavano i devoti accorrenti in folla per la festa del Perdono, movendo, insomma, in quest’atmosfera impregnata di ricordi, di memorie, di visioni, l'anima oblia lentamente il mondo e l'antico concetto della vita, percorre a ritroso i secoli per giungere là, dove Assisi s’è fermata, ode ancora la voce del Santo e si raccoglie per lasciarsene compenetrare, mentre dietro le palpebre socchiuse si riforma la visione mistica.

Come è lontano il mondo e come facile qui, la vita! Esistono ancora la febbre e l'odio e l'agitarsi irrequieto e il tormentarsi vano? C’è della gente che l'ambizione assilla e la fiamma divora e la preoccupazione delle cose terrene