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E queste notizie singolari che ridicono l’orgoglio di Prometeo indomato nel tentativo rinnovato eternamente, acquistano un bizzarro sapore di fantastico, lette in questo luogo, a quest’ora: — un sapore quasi di leggenda, nel quale non manca nemmeno una vena sottilissima di pietà ironica per il tanto affaccendarsi — così febbrile e così inutile — del piccioletto uomo irrequieto.
Questa impressione, meglio che ogni altra, mi rivela e riassume a un tratto la suggestione di Assisi. Una suggestione assolutamente negativa, rispetto a tutto quello che è vita attiva, progredente, tesa verso l’infinito divenire, sollecitante l’orgoglio e l’audacia dello spirito: mirabilmente efficace, invece, per il raccoglimento interiore, per il distacco cristiano e filosofico da tutte le cose e da tutte le cure, per il richiamo del desiderio alla semplicità primitiva sufficiente, certo, all’uomo in questo ambiente impregnato ancora del ricordo e dello spirito del più filosofico fra i Santi e del più semplice fra gli uomini.
Evidentemente lo spirito di Francesco Bernardone aleggia ancora per le strade lunghe, strette, tortuose della piccola città che porta il ricordo d’un suo atto, d’un suo gesto, d’un