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egli si attribuisce, si possono riassumere in due affermazioni, l’una alquanto sofìstica, l’altra paradossale.
La prima è questa: La donna è nata per essere madre, e tutta la sua vita, tutto lo sviluppo delle sue energie e delle sue facoltà deve tendere unicamente a questo compito assegnatole dal destino. L’altra vorrebbe solleticare la vanità femminile, affermando che la donna, creatura di bellezza e di grazia, nata per la gioia estetica dell’uomo, non può pretendere a compito più sublime di questo: d’essere l’incantatrice.
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Tutte madri? Bisognerebbe cominciare coi rivolgere il monito alla natura, che ha creato le donne sterili; alla religione, che esalta e glorifica la verginità come stato di perfezione; alla società, che ammette e tollera e tutela colla legge la cortigiana — negazione della maternità; alla morale corrente, che condanna e disonora la maternità illegittima come una vergogna.
Se la maternità fosse davvero l’unico destino della donna, ogni donna avrebbe insieme