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La prima rappresentazione coincide anche coll'ora tipica del Prater, quella che vede tutta Vienna convenire a quella specie di bizzarra fiera permanente creata nel magnifico bosco, un tempo chiuso al pubblico, aperto solo alle caccie dell'Imperatore e da Francesco Giuseppe regalato poi ai suoi sudditi. I sudditi hanno raggruppato nella parte del Prater più vicina alla città, chiamata Prater popolare, e vegliata dall’ombra di Tegetthoff trionfante dall'alto della colonna irta di rostri, tutte le espressioni più o meno viennesi del modo di divertirsi: teatri, carroselli, giostre, cinematografi, mimeografi, panteografi, musei, labirinti, ippodromi, orchestre femminili, orchestre zingaresche, orchestre czeche, balli pubblici, caffè-concerto, birrerie, restaurante. Per la statistica: esistono al Prater trentaquattro teatri, dodici balli pubblici, oltre cento fra birrerie, caffè, ristoranti. In tutti questi esercizi, situati l'uno accanto all'altro, si mangia, si beve e si suona. La birra scorre a tonnellate — quattordici keller, quindici centesimi, al litro! — inaffiando le salciccie bionde e rosse che inghirlandano le baracche, i panini salati e burrati, le enormi fette di pan bigio destinate a sposarsi al prosciutto affumicato. E tutto questo al ritmo nostalgico di un’or-