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zione a una reazione autenticamente politica, quelli, erano ancora vittime autentiche, i sacrificati a un pensiero, a un idealità, a una ribellione, che rappresentavano l’avvenire di fronte a un passato agonizzante.

Dopo, profughi interessanti, Lugano non ne ha visti più. Ha accolto, sì, molti fuggiaschi colla giustizia alle calcagna — la giustizia, non la persecuzione: agitatori incoscienti responsabili di rovine senza numero, truffatori dell’ideale e truffatori volgari, gli uni più ignobili forse, ma anche assai meno colpevoli degli altri. La piccola città silente se ne è disinteressata e neppure ci badano le fanciulle serene, spianti da dietro le vetrine, di tra le pile di cioccolatta o le costruzioni architettoniche di scatole di sigarette: essi non hanno nemmeno il fascino del direttore dell’Eco di Piavole!

Come è aperta a tutti gli uomini la piccola città, così è aperta a tutte le idee.

Novemila abitanti ha Lugano, ma ha quattro giornali politici quotidiani, parecchi periodici settimanali, una rassegna letteraria, una di sociologia, una di liberi studi — il Cænobium, organo dei buddisti europei e dei modernisti