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ropa. Un po’ più tardi, all’onda esotica si mescola P elemento cittadino: chiusi i negozi, assaporato il caffè, il luganese corona la sua giornata colla inevitabile passeggiata lungo il quai in compagnia della consorte se la consorte c’è, eolla brigata dei figlioli se ci sono i figlioli, e il suo commento intorno al concorso dei forastieri è fatto soltanto di considerazioni commerciali, non comporta alcuna di quelle ingenuità ammiratrici che accompagnano sempre, altrove, di fronte al visitatore straniero ricco misterioso e chiuso, la contemplazione dei piccoli borghesi épatés.

Ah, no! per épater il luganese ci vuol altro!

— Quello è il granduca di Gerolstein? Tanto piacere.

Lo ha visto entrare stamane nel suo negozio, scegliersi e comprare dei sigari, della cioccolata, degli orribili oggettini da bazar, delle pietre delle Alpi, iridate come una goccia di acqua attraversata da un raggio di sole; ha pagato senza discutere, ha parlato in tedesco e non s’è mostrato affatto sorpreso di sentirsi compreso e di udirsi rispondere nella stessa lingua.

Diceva Carlo V che, per ogni nuova lingua che s’impara, è una nuova anima che s’acqui-