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Vagabondo
La vita d’albergo.
È convenuto che bisogna disprezzarla come piatta, banale, rigida, artificiosa. Chi la presceglie, ostenta di subirla come una necessità ineluttabile e irritante o asfissiante, secondo i temperamenti. Ma se ne rifa, deplorando cento volte al giorno la promiscuità forzata profanatrice d’ogni intimità di vita; la rigidità compassata dell'ambiente; la fisionomia desolantemente banale delle camere, prive di qualsiasi nota rivelante una personalità di gusto, di abitudini, di visione; la soggezione continua, che fa svolgersi una vita sotto centinaia d’occhi osservatori, interrogatori, scrutanti; Possessione cerimoniosa del cameriere, sorgente come un’ombra implacabile a ogni svolto di corridoio, in capo a ogni scala, dietro ogni