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donne che non avendo trovato nella vita un mantenitore legale, e sdegnando di abbracciare la sola carriera che la società non contesti alla donna — la prostituzione — affrontano solitarie, coraggiose e austere la lotta per la vita in condizioni che l’ostilità maschile, i pregiudizi sociali, gli ostacoli legali e l’inferiorità fisiologica rendono infinitamente più amara ed aspra, e si urtano ad ogni passo contro paradossi legislativi, contro anacronismi sociali, contro incoerenze ed ingiustizie che sono in antagonismo stridente, non solo col nuovo stato di cose, ma anche con qualsiasi criterio di modernità e che necessariamente debbono cadere, che fatalmente cadranno per quella legge di evoluzione che trasformando la donna — unità sociale, deve logicamente trasformare intorno a lei l’ambiente.

La questione femminile esiste, e la sua genesi è questa: l’insufficienza del guadagno maschile che crea le madri lavoratrici o le zitelle che cammineranno solitarie attraverso la via più ingombra di rovi che non fiorita di rose. Sono queste zitelle e codeste madri che formano l’avanguardia del femminismo: sono tutte le compagne dell’uomo diventate forzatamente