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Dolce, questo compito, nell’ideale. Ma oggi la vita lo contende e la colpa non è della donna: la colpa è della vita che è diventata lotta aspra, accanita, incessante e concorrenza febbrile e un crescendo vertiginoso di esigenze che sono lungi dal trovare riscontro nelle risorse del lavoro maschile, che non permettono sempre all’uomo di crearsi un focolare, una casa, una famiglia.

Migliaia di donne, milioni di donne vengono dalla fatalità costrette a rinunciare a quello che sino a ieri pareva dovesse essere il solo scopo della vita femminile: l’amore, la maternità, la famiglia, la casa e vengono lanciate sulla breccia per assumervi una parte attiva di combattimento. Queste migliaia, questi milioni di donne hanno formato una falange che è diventata strumento di ribellione, lievito di rivolta e tutta la femminilità ne è stata sconvolta come per un cataclisma psichico sociale.

Le donne tutte si sono trovate travolte da queste spostate — intendo dare al vocabolo il suo significato preciso — che avendo dovuto assumere nella vita doveri nuovi, contrastanti con le sue aspirazioni, coi sogni, colle illusioni, coi bisogni ereditati attraverso secoli di protezione e di dolcezza, si facevano legittima-