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Purtroppo è vero. Raramente esse scendono a interrogare la propria anima, a scrutare con sincerità il proprio cuore, a notomizzare il proprio io. Più raramente ancora osano staccarsi dal tipo femminile creato e imposto dalla letteratura maschile attraverso i secoli per descrivere una donna vera. L’Eva che solo una donna può conoscere, ornata di tutte le sue forze, triste di tutti i suoi disagi, accesa da tutte le sue aspirazioni, questa donna che certo rappresenterebbe una novità e costituirebbe anche una sorpresa per l’uomo — una sorpresa non sempre piacevole, forse — sarebbe una rivelazione per l’arte.
Quale importante contributo potrebbe dare la letteratura femminile alla psicologia se le donne che scrivono si proponessero per ideale la realtà e la verità! Non lo fanno. La menzogna, che è la maschera di tutta la nostra vita, penetra anche nell’opera nostra. Noi ci mostriamo, — nella vita — come l’uomo ci vuole, come egli si illude che davvero siamo fatte e continuiamo a descriverci nei libri celate dalla maschera che portiamo nella vita. La colpa, o signori uomini, è vostra. La ragione del nostro continuo mentire sta nella necessità di lusingare le vostre compiacenze. Sta nello sgomento