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tata del pericolo negando alla donna in genere le attitudini a diventare scrittrice con un seguito di affermazioni non più consistenti di una bolla di sapone.

La donna — egli diceva — scrive quasi sempre scorrettamente per mancanza di coltura classica. Donde risulta che ogni licenziato del liceo e ogni laureato di Università dovrebbe scrivere meglio di Matilde Serao e di Grazia Deledda che non hanno fatto l’Università. E che i seminaristi, i quali vivono in un ambiente classico per eccellenza rispetto agli studi, dovrebbero rappresentare le magnifiche speranze della letteratura di domani.

Diceva ancora, quell’articolista, che la donna non potrà mai competere coll’uomo nel riprodurre la vita per la sua impossibilità a penetrare in tutti gli ambienti, a provare le passioni, a studiare tutti gli aspetti dell’esistenza. Affermazione discutibile anche questa, ma che io non mi soffermerò a discutere non essendomi già proposta di fare la difesa della donna scrittrice.

Piuttosto, amo rilevare l’ultimo appunto dell’articolista in questione.

Le donne — dice quell’appunto — scrivono quasi sempre di maniera.