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Io ho ripensato sovente il consiglio dell’amico scomparso ormai, ogni qualvolta almeno il fenomeno della complicazione ognora crescente della vita mi ha colpita e sgomentata.

E ho concluso che, in questo senso, i progressi della scienza e della industria umana sono in antagonismo assoluto colla scienza della felicità, giacche complicano la vita invece di semplificarla.

Ogni giorno si inventano degli apparecchi nuovi che creano, in realtà, dei nuovi bisogni. La quantità di cose indispensabili per noi, e delle quali invece i nostri padri facevano perfettamente a meno, è semplicemente spaventosa.

Non parliamo delle scoperte che costituiscono il patrimonio glorioso del progresso e della civiltà — delle applicazioni del vapore e della elettricità alla locomozione, alla illuminazione, alla trasmissione dei messaggi, della voce, ecc. Atteniamoci soltanto alle piccole scoperte quotidiane delle innumerevoli inutilità che vanno pel mondo sotto il nome di comodità.

Le vetrine dei negozi straboccano di codesti oggetti ignorati ieri, inesistenti, forse, ieri, offerti oggi come infinitamente comodi e che domani saranno diventati una necessità indi-