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tutto, dall’indumento più intimo — che ha addirittura soppresso — alla sottogonna che s’è fusa in un unico indumento col busto diventato una guaina modellatrice, al vestito che s’è mutato in un’altra guaina ma rivelatrice, questa. Chiusa in questo triplice indumento: combinazione, busto e vestito — allungata dalla linea non più interrotta alla cintura ma profilantesi sinuosa e line in una indiscrezione deliziosa rivelatrice, la figura muliebre ha acquistato davvero l’espressione intonata alla sua psicologia; sfuggente, ambigua, felina, audace, strana, artifiziosa.

La cerchereste invano, questa espressione, nei paniers e nei poufs del 700, nelle crinolines del Secondo Impero tronfie e barocche, nei camargos voluminosi e nei volants innumerevoli di trent’anni fa.

A torto la parola moda è considerata, nel nostro tempo, sinonimo di frivolità.

Nulla serve quanto il costume a rivelare le tendenze, il gusto, la serietà d’un’epoca, il grado di comprensione raggiunto nel tempo. Nulla serve quanto il vestito per definire il carattere della femminilità in una data epoca. Che vi ispira la donna di quest’anno di grazia 1912, modellata come una statua, snella come