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Le teorie e le statistiche sono una cosa e la realtà un’altra. Ora, la realtà è questa, che ogni uomo aspira legittimamente alla felicità e che nessuno — a meno di nascere colla vocazione dell'abnegazione e dell’eroismo — è disposto a sacrificare il proprio bene in vista del bene comune.

Mettere al mondo sei, otto, dieci figli, invece di due o di tre, perchè lo Stato possa contare su parecchi soldati di più, e perchè eventualmente possano venir dissodati domani dieci metri di terra che ieri era incolta, può essere un eccellente criterio da compilatore di statistiche, ma che sia garanzia di maggiore felicità individuale o comune nessuno potrà sostenere.

Senza contare che il criterio può venir discusso anche rispetto ai suoi effetti finali. Vediamo: valgono più dieci uomini risultanti da una selezione fisiologica ed economica eccellente oppure venti cresciuti stentati e anemizzati dalla fame? Ora, chi prepara gli uomini alla patria e le energie alla società è la famiglia. Lasciate dunque che ella si costituisca nel limite delle sue risorse, se volete che ne escano individui armati di energia, capaci di forza e di felicità.