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procurare il modo necessario per la più pronta, e meno incomoda introduzione dei legnami, e per offrire l’accesso in Arno ai carrettoni, cui mal si prestano altrove le sue ripe entro Firenze. La esistenza dello scalo attuale è riprovevole per ogni rapporto, e converrebbe remuoverlo affatto: Come dunque provvedere a tale bisogno?

Premesso che nelle stagioni invernali e piovose non è concesso ai carrettoni di scendere per lo scalo nel greto d’Arno, atteso l'impedimento dell'acqua, e che al trasporto delle materie fluviali, vien supplito col mezzo di navicelli, resterebbe a provvedere per quelli in tempo di magrezza d’acque, ed al modo d’introdurre le travi sulla piazza di questo nome, in ogni stagione dell’anno.

Sulle idee, e sul concetto in massima suggeritomi dall’onorevole Commendatore Alessandro Manetti Direttore del Corpo degli Ingegneri, sei anni circa or sono, mi detti a studiare il progetto che quindi meglio maturato riporto nelle tavole qui annesse, e tenendo dietro agli usi dello scalo che sono come ho sopra notato, l'introduzione delle travi e legname d’ogni genere, che col mezzo di opere a noi giunge per acqua, il comodo di accesso e recesso ai carrettoni, il bisogno di condurre all’acqua in estate i cavalli, e quello non minore ai tintori di lana e seta, di poter lavare in acqua corrente i tessuti, ed il filo in matasse di quelle manifatture, allorché l'acqua in varie epoche dell’anno è meno grave di torba, mi convinsi che a preferenza di quello del De Vecchi fosse adottabile.