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tenersi in calcolo, avuto più specialmente riguardo alle ripetute incidenze, e riflessioni che per causa di quello è obbligata a fare la corrente dell’Arno, nel tratto compreso tra il Ponte alle Grazie, ed il Ponte Vecchio, fatto che non è punto da trascurare.

Lo scalo è instituito per servire all’introduzione delle travi, e pei carrettoni che vanno in Arno a caricar pillore, ghiara e rena (utilissimo sgombro). La sua pendenza è dell’11 per cento, e se resta arduo a sormontarsi ora che è largo tredici braccia, cosa sarebbe ridotto a sette nella cui larghezza non è dato alle bestie da tiro di montarvi con direzione serpeggiante? Ammesso ancora che le cose testé avvertite siano vani timori, e che il progetto sortisse l’effetto desiderato, sarebbe supplito ai difetti che si sono manifestati nel tratto precedente rispetto alle fogne provenienti dalle conce, e dal lavatojo dei Caval-Leggeri, contro le quali sono specialmente diretti i lamenti del pubblico? No certamente, e parmi dover concludere, se non prendo errore, che dal progetto dell’altronde meritissimo sig. De Vecchi, non possa ottenersi il fine precipuo, quello cioè di favorire il pronto scolo delle acque putride della città in Arno, come si era proposto; e poiché a questo fine pubblicava la sua memoria, io credo poter soggiungere che altri ve ne possono essere, più dispendiosi sì, ma di esito certo, come mi propongo qui appresso di riportare, oltre ad un nuovo scalo.

La difficoltà maggiore in questo caso consiste nel