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Questi son fatti a noi tramandati da storia fatale, ma vera, perchè concorde alle diverse notizie di accreditati autori, ed è su questi fatti che intendo appoggiare la mia proposizione, e provare che il progetto di sbassamento della pescaja d’Ognissanti, e l’apertura di due calle, non sarà mai per essere pregiudicevole, ma anzi di benefizio, almeno in piene eguali a quella del 3 novembre 1844.

Fin qui del modo d’impedire il trabocco delle acque dalle spallette; passando ora a quello di provvedere al più libero scolo delle acque putride provenienti dalle fogne della città, segnatamente sulla parte destra dell’Arno, credo che non vi sarebbe del tutto provveduto con la proposta depressione dell’alveo, senza abbattere ancora lo scalo delle travi poco sopra ricordato, la cui presenza fa sì che le materie si depositano al disotto del medesimo, e lungo la sponda fino alla fogna dei Castellani, e più oltre.

Questo argomento fu preso a trattare dal meritissimo Professore idraulico Abate Domenico De Vecchi in un suo progetto inserito nel giornale dei Letterati N.° 104 del marzo e aprile 1839, mediante il quale propone dirigere una parte della corrente dell’Arno a scorrere costantemente lungo il muro a destra che forma spalla al fiume, e serve di sostegno alla via tra il Ponte alle Grazie, ed il Ponte Vecchio, ma con tutto il rispetto per quel degno soggetto, dubiterei del conseguimento del fine che si è proposto, imperocché sebbene lo spirito, e la tendenza della corrente, siano per