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timento del celebre Tommaso Perelli, e con la soppressione dello scalo di piazza d’Arno, detta altrimenti delle Travi, nel modo che passerò qui appresso ad esporre.

Ho detto non potersi rimediare alle prime radicalmente, ma sostengo che si possa in gran parte. All’angustia della sezione del fiume tra sponda, e sponda, ed alla insufficenza delle luci del Ponte Vecchio è forza in qualche modo provvedere, verificandosi una notevole differenza di cadente fra ponte, e ponte; differenza che sta in proporzione della velocità, e della luce dei ponti, i quali sono può dirsi, un regolatore delle acque che smaltiscono, e che molto contribuiscono a trattenere la massa delle acque. Per impedimento di salute non potei di persona verificare tal differenza nella piena del 3 novembre 1844, ma fatti successivamente dei riscontri dallo stabile Mannelli, e dalla bottega in faccia a detto stabile nella Via degli Archibusieri, e posti a confronto con quelli analoghi praticati nella terza bottega in Borgo S. Jacopo, passato appunto il Ponte Vecchio, cioè sopra e sotto corrente al ponte medesimo, mi posi in grado di constatare che la variazione tra il pelo d’acqua superiore, e quello inferiore fu di braccia 1,60 in ragguaglio del che chiaramente si vede l'effetto che produce il detto ponte, e così quello degli altri, benché meno sensibile attesa la maggior luce che hanno. Se questa alterazione di cadente, se la massa delle acque che si contende il passo per le luci di quel ponte,