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Vuolsi da alcuno che l’alveo d’Arno non sia soggetto a rialzare. Ognun sa che questo fiume di natura torrenziale, traendo la sua origine da sublimissimi monti, con rapido corso discendendo al piano, porta seco gran copia di terre e di pietre, e che i rivi, torrenti, e fiumi, influendovi grossi e carichi di torbe, ne depongono gran parte nel suo seno. Qual fatto più convincente del Ponte a Signa? Nell’anno 1690, l’arco maggiore di quel ponte permetteva il passo ai navicelli con albero elevato, e si ridusse a tale, che non ne ammetteva il passo anche senz’albero, per lo che convenne rialzarlo tutto per braccia 8 circa, nell’arco di mezzo, 26 anni or sono.
Forse la imponente quantità di ghiare, e pillore che vedonsi sopra, e sotto Firenze, sarà spinta dalle correnti fino al mare? ciò non è sicuramente, come lo dimostrano i greti che si estendono poco al di là della terra di Empoli, sempre composti di ghiare più minute, e quindi di arena, mano a mano che vanno a perdersi. Ad ogni piena si depositano nuove materie, ed i polmoni anderanno da destra, a sinistra, risaliranno a luoghi, a luoghi abbasseranno nell’avvicendarsi delle piene, come ho avuto luogo di osservare allorchè prestava il mio servizio nelle imposizioni del Val-d’-Arno di sotto, ma non si spingono oltre: quindi il rialzamento dell’alveo è indubitato, e mentre l’Arno in antico era navigabile, non lo è più da gran tempo. I Pisani hanno in varie epoche rialzati i parapetti entro città, lo hanno fatto i Fiorentini, ed a questa mi-