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punto d’appoggio di esse al greto, non si contavano meno di braccia quattro e mezzo, ed oggi non vi si conta una distanza maggiore di B.a 1 ½, o poco più.

Queste innormalità di superfice sembra strano che si verifichino tra una pescaja e l’altra, dove ragionevolmente, e per regola idrometrica formare si dovrebbe un piano ordinatamente inclinato, ma nel caso nostro la corrente spingendosi più, o meno impetuosa ora a destra, ora a sinistra, ed incontrando degli angoli sporgenti e rientranti, oltre gli ostacoli dei ponti, è possibile che nelle piene, più, o meno forti che durano assai, o che vengono per piogge universali e continue, si faccia talvolta uno sgombro delle deposizioni, e talvolta una mutazione delle medesime da destra, a sinistra, e viceversa, per modo da alterare visibilmente lo stato dell’alveo, senza diminuirne la capacità; ma il greto di cui or faceva parola è stazionario da qualche anno, e vedesi aumentare, anzichè decrescere, a scapito della caduta delle fogne provenienti dalla città, ed ho motivo di dubitare che per virtù della corrente venga ad essere depresso, dopochè da qualche anno a questa parte si vedono trasportate dall’acqua, e depositate sui nostri greti delle pillore di volume molto maggiore che non erano quelle trasportatevi prima del 1833, e 1834 circa, e crederei doversi argomentare che più facilmente si trova oggi esposta e minacciata dalle alluvioni la città nostra, per la ragione appunto, che molte materie ammassate nel tronco d’Arno che la traversa, oltre ad usurpare un ragguardevole spazio